E' la crisi a divorare il commercio savonese o la politica dei centri commerciali?
C'era un tempo in cui il negozio di vicinato svolgeva non solo un
servizio, bensì ricopriva anche un importante ruolo di
presidio sul territorio: il quartiere era monitorato, la gente aveva
dei punti di riferimento, le vie centrali e periferiche erano
vissute. Tutto questo va da tempo scemando e, credo fermamente, che
attribuirne la colpa alla crisi attuale sia semplicistico: una
politica economica attenta deve saper contemperare esigenze diverse,
attuando un programma lungimirante, in grado di fornire ad una città
i benefici della globalizzazione senza farne fagocitare il piccolo
commercio, la cui sopravvivenza ha un'importanza che va ben oltre
quella economica.
L'Amministrazione savonese e, non solo, ha, de facto, consegnato
le chiavi della Città alla grande distribuzione, salvo poi
ricordarsi dei commercianti nei periodi elettorali.
La corrente politica, dalla quale ci si aspetta il riconoscimento
dell'operato del piccolo imprenditore che andrebbe difeso dalle fauci
del capitalismo, è completamente asservita ai centri
commerciali, artatamente propugnando che creano nuovi posti di
lavoro, ben sapendo che in realtà trattasi di mero travaso,
sovente anche più precario del precedente, giacché i
maggiori controlli sono più facili nei confronti del piccolo
imprenditore.
Non solo, si arriva perfino a studiare il traffico ad hoc, con la
creazione di zone pedonali, togliendo così anche l'ultima
possibilità di sopravvivenza al negoziante che, abbandonato a
sé stesso, viene accusato di non sapersi rinnovare, postremo
incolpando, in ultima analisi il caro affitti e la crisi globale.
SMR
LEGA NORD SAVONA
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